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Attacco alla piramide

Scritto da:

Elia Mercanzin


Nel 1954 lo psicologo Abraham Maslow propose un modello motivazionale dello sviluppo umano basato su una gerarchia di bisogni, disposti a piramide, in base alla quale la soddisfazione dei bisogni più elementari è condizione necessaria per fare emergere quelli di ordine superiore.
Alla base della piramide ci sono i bisogni essenziali alla sopravvivenza, mentre salendo verso il vertice si incontrano i bisogni più immateriali.

Una persona che ha la possibilità di soddisfare i bisogni di ordine superiore è un individuo pericoloso.

Pericoloso perché può pensare, riflettere, leggere, interrogarsi, informarsi, nutrire lo spirito e la mente, sviluppare un pensiero autonomo.
Pericoloso perché il suo sguardo è rivolto al cielo, non alla punta delle proprie scarpe.
Al contrario, quando il soddisfacimento di bisogni primari viene minacciato o impedito dalla perdita del posto di lavoro, dalla crisi o dal fallimento della propria attività, da un peggioramento finanziario imprevedibile e incomprensibile, l’intero sistema psicologico, emotivo e relazionale della persona risulta pesantemente compromesso.
L’individuo rimane prigioniero ai “livelli inferiori”, preda dell’incertezza, dell’angoscia e della paura. Sentimenti che avvelenano i rapporti familiari, sabotano un’introspezione fruttuosa, bloccano l’azione, inibiscono qualsiasi progettualità che non sia rivolta all’oggi.
Generano rabbia e rancore rivolti a un colpevole senza volto e senza nome oppure, purtroppo, contro se stessi.

La crisi economica è un fenomeno “fisiologico” alimentato dall’instabilità del capitalismo, dall’avidità e dalla miopia dell’essere umano.

Forse.
Di sicuro non per quelli che stanno al vertice di un’altra piramide.
Per loro la crisi è il metodo più efficace per attaccare i bisogni umani fondamentali e così rallentare o impedire il movimento ascendente degli individui.
Di più efficace in questo senso esiste solo la guerra ma la guerra ha collateralità più impegnative da gestire.
La crisi, no. La crisi è semplice.
Basta chiudere un paio di rubinetti giusti per tenere le persone sotto stress, impegnate in una lotta quotidiana per la sopravvivenza o sotto la minaccia di perdere ciò che hanno.
La crisi indotta è la chiave per esercitare controllo, per allungare o accorciare il guinzaglio in base alle necessità. Per agitare spauracchi sempre nuovi.
L’unico modo per annullare o quantomeno depotenziare questa strategia è spazzare via la paura fornendo alle persone strumenti per elaborare una lettura asciutta, autentica della realtà e restituire così lucidità e speranza operosa.
Solo con la consapevolezza, liberi dalla paura, è possibile scegliere di agire in una direzione o in un’altra.
Ed evolvere.
Ecco perché, oggi, smontare il paradigma della scarsità è fondamentale.
Un paradigma che si dissolve solo con la conoscenza di 4 o 5 concetti di economia.
Niente di particolare, se non fosse una questione di vita o di morte.

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